
L’INCANTO DEI MONTI NEI COLORI DELLE STAGIONI
SEDE ASSOCIAZIONE “VIVI ROCHEMOLLES” frazione ROCHEMOLLES BARDONECCHIA (TO)
1-5 NOVEMBRE 2017
Prefazione Francesca Buonincontri
I paesaggi montani, “paesaggi dell’anima” nel variare delle stagioni – le brume autunnali, le cime innevate che sfumano in nuvole, le valli ombrose che digradano in lontananza, le creste stagliate su cieli smaglianti – offrono tutto il loro incanto nella pittura di Ezio Goggia, emozionata ed assorta; con il paesaggio di montagna egli intesse un colloquio interiore, capace di cogliere la poesia anche da un angolo dimesso, da una luce inattesa. «Ingegnere di professione, artista e pittore per passione» ama definirsi, rivelando la duplice valenza della sua ispirazione, costruttiva e disciplinata e insieme capace di trasfigurazione lirica; il suo mestiere si è formato attraverso una severa ricerca di essenzialità, prima presso lo studio del pittore bergamasco Francesco Coter, poi si è nutrito di attente esplorazioni del naturalismo tardo-ottocentesco, da Mosè Bianchi a Carcano, a Gola, e degli sviluppi in ambito bergamasco da Tallone a Brignoli.
Si alternano nella sua produzione anche nature morte e ritratti, ripresi sempre dal vero con introspezione psicologica, ma l’incontro con i prediletti paesaggi montani appare la nota dominante del suo lavoro, perché con essi si cimenta a sperimentare una attraente varietà di effetti: saldezze di volumi plasmati da pennellate vigorose, evanescenze di luci aurorali che accarezzano i declivi, vibrazioni di riflessi sulle superfici ora calme, ora increspate, di solitari laghi alpini.
La nota dominante è l’azzurro, il colore della malinconia a detta dello stesso artista, irriducibile pittore “en plein air” con cavalletto e zaino in spalla; malinconia come inquieta e perennemente insoddisfatta ricerca di quel che si ama e si sente di aver perso prima ancora di averlo raggiunto.
La ricerca di trascendenza proietta l’impegno di Ezio Goggia verso un orizzonte di spiritualità che promana anche dalle liriche romantiche con cui egli ama commentare la sua attività; è una ricerca che può sollevare lui, e se acconsentiamo alla sua pittura anche noi, dalla corrosiva prosaicità del tempo contemporaneo.