
L’AZZURRA LONTANANZA
SALA CIVICA COOPERATIVA CITTÀ ALTA CIRCOLINO (BG)
8-25 APRILE 2022
Prefazione Anita Gadaldi
Il paesaggio è il soggetto prediletto nella pittura di Ezio Goggia, ingegnere di professione e pittore per passione, come ama definirsi. La sua arte si è formata attraverso una ricerca improntata all’essenzialità, dapprima sotto la guida dell’ artista Francesco Coter, passando poi allo studio appassionato e tenace
della pittura impressionista e postimpressionista di derivazione lombarda.
Nei suoi dipinti l’artista rappresenta i paesaggi “dell’anima”, quelli che ha scolpiti dentro di sé e che, per questo, riescono ad offrire il loro naturale e profondo incanto attraverso il dialogo intimo che con essi instaura, cogliendo la magia e la poesia anche dell’angolo più remoto e meno appariscente .
Per la prima volta in questa esposizione l’autore presenta una visione omogenea di vedute urbane di Bergamo: le Mura Venete, la Basilica di Sa ria Maggiore, la collina della Benaglia, Palazzo Terzi e la piazzetta antistante, assieme a paesaggi puramente naturalistici: le amate montagne, le rive dell’Adda, concentrandosi unicamente sulla bellezza di quanto lo circonda e sulle emozioni che essa suscita in lui. La sua è una pittura sul posto, “en plein air” e, per questo, non trasfigurativa. Si potrebbe dire una pittura d’atmosfera, sognante, ma con masse definite e al contempo capaci di galleggiare nello spazio: è il principio della dissolvenza, in cui il senso di evaporazione avvolge tutto e fa sì che lo spettatore si senta circondato dall’aria prima ancora di tutto il resto.


Nonostante nella sua produzione non manchino nature morte e ritratti, anch’essi ripresi sempre dal vero con introspezione psicologica, è il dialogo con i paesaggi – urbani o montani che siano – a mostrare la sperimentazione della varietà d’effetti: saldezze, evanescenze, vibrazioni. Molti di questi paesaggi sì, sono gli stessi, ma ciò che cambia e di conseguenza li contraddistingue è l’istante, il periodo, la luce: con queste variazioni è possibile scoprire le impressioni, le sensazioni e i sentimenti provati dall’artista.
Il titolo di questa mostra è un omaggio a Hermann Hesse e al libro “L’Azzurra Lontananza. Il viaggio e il nirvana”, volume che raccoglie alcuni scritti minori legati al tema del viaggio. In Hesse – che, a Bergamo nel 1913, definiva piazzetta Terzi “uno degli angoli più belli d’Italia” – il pittore si è riconosciuto… certamente per l’Azzurro, la [sua] nota predominante, il colore della malinconia a detta dello stesso artista, quella che avvertiva anche da bambino e che viene percepita come «inquieta e perennemente insoddisfatta ricerca di quel che si ama e si sente di aver perso prima ancora di averlo raggiunto». È il senso della Sehnsucht tedesca, un termine difficilmente traducibile in italiano, ricondotto al bramoso anelito verso qualcosa di irraggiungibile. Ma soprattutto il pittore ha letto, visto e colto quell’Azzurra Lontananza delineata dallo scrittore tedesco, ha sentito nel suo animo le emozioni provate da Hesse e le ha fatte sue, calandosi in ciò che l’autore ha raccontato, riconoscendo le atmosfere che ha evocato.
Cos’è l’Azzurra Lontananza per Ezio Goggia? È il senso dell’anima, il bello “interiore”, è la “farfalla azzurra” simbolo della felicità che ha brillato, tremato e infine è passata; è «il mio tempo andato, il ricordo della mia giovinezza, il bello che può ancora ritornare e il meglio che la vita ancora può offrire».


