ASCOLTERÒ LA VOCE DEI MONTI

PALAZZO DELLE FESTE BARDONECCHIA (TO)

15-28 LUGLIO 2017

Prefazione Elisabetta Calcaterra

IL SENTIMENTO DELLA PITTURA DI EZIO GOGGIA
«Ascolterò la voce dei monti…». Non con la nostalgia di un attimo già stato né con la fugacità di un presente irrequieto
e inafferrabile, ma in silente attesa di un irripetibile momento sempre a venire. Risuona come un invito: sollecita l’artista,
con il suo pubblico, a rievocare l’eco profonda di una disposizione d’animo dinanzi a un “prodigio” naturale. Non è solo un tema, tanto palese quanto «falso indizio»: indurrebbe a incorniciare il sentimento pittorico di Goggia in iconici quadri
di paesaggio. L’anima dell’artista guarda oltre quello che vede, la mano annota a olio il mistero di valli che digradano ombrose, la fuga di pendii che sfumano in nuvole, la vertigine di cime imbiancate da coltri di cielo.

Sono ritratti di montagna: terre impervie, emerse tra le onde di un arioso infinito e di un acquoso ignoto, respirano vento e vibrano di luce. Sono pensieri en plein air, come le prospettive di viali alberati, scandite nello spazio-tempo da luci e ombre di colore, e le anse appartate di fiumi assolati e increspati dalle ore e dalle stagioni, placidi o impazienti, eloquenti o muti di riflessi. Queste montagne vivono d’azzurro. Il colore della prospettiva aerea di Leonardo, in cui l’azzurro dell’aria illuminata riveste i monti, rivela le distanze, si fa più intenso sulle vette più lontane. Il colore della profondità di Kandinskij, che scurendosi somiglia al flauto, poi al violoncello, quindi al contrabbasso, infine all’organo e «invita l’uomo verso l’infinito, desta in lui la nostalgia
del puro e, in ultimo, del sovrasensibile». Il colore della malinconia a detta dello stesso artista, la quale non è altro che l’inquieta ricerca di quel che si ama e si sente di aver perso ancor prima di averlo raggiunto (Sehnsucht). Sospinto da tale sentimento della pittura, questo animo erede del romantico, questo spirito memore di atmosfere scapigliate e intriso di
umori simbolisti, questo irriducibile pittore con il cavalletto in spalla rivisita su carta, tela e tavola, dagli anni ’70, gli amati luoghi dell’anima. Cosa c’è oltre l’azzurro? Goggia, a suo modo, evoca il segreto anelito all’eterno.